Signore & Signori

di Piergiorgio Piccoli e Aristide Genovese
dalla sceneggiatura di Pietro Germi e Luciano Vincenzoni
Regia Piergiorgio Piccoli
con NATALINO BALASSO
Aristide Genovese e Anna Zago, Paolo Rozzi, Andrea Pennacchi, Silvia Piovan, Valerio Mazzucato, Angelo Zampieri, Anna Farinello, Sara Tamburello, Max Fazenda, Marta Meneghetti e Piergiorgio Piccoli

In un’imprecisata cittadina veneta (il film è girato a Treviso) si svolgono le vicende di una gaudente compagnia di commercianti e professionisti della media e alta borghesia, che dietro un’impeccabile facciata di perbenismo nasconde una fitta trama di tradimenti reciproci. La vicenda si sviluppa quindi attraverso tre storie di corna in un ambiente cattolicissimo, dove ognuno pensa ai fatti degli altri ma lava i panni sporchi fra le pareti domestiche, dove il sesso è ancora tabù ma dove i tradimenti sono la regola, anche se il divorzio non esiste ancora. “Signore e Signori” è una satira feroce sull’ipocrisia della provincia italiana nella stagione del boom economico che racconta, dalla prospettiva di una piccola città, una realtà che riguarda l’intero paese, costruita come un romanzo corale articolato in un trittico di storie che coinvolgono sempre lo stesso gruppo di bizzarri personaggi. Lo spettacolo teatrale è oggi un divertentissimo paradigma, specchio, preludio di una storia che solo in parte è “storia di ieri” perché mostra quei tratti contrastanti di vizio e ingenuità, di godereccio perbenismo, di naturale semplicità che abbiamo imparato ad amare come tratti caratteristici dell’italiano medio.

LO SPETTACOLO

Siamo felici di aver fatto la scelta di mettere in scena questa storia straordinaria. “Signore e Signori” di Pietro Germi, Palma d’oro a Cannes nel 1966 e David Donatello per la miglior regia è un capolavoro della commedia all’italiana, una storia che ha messo davvero a nudo il popolo veneto ma non solo, anche gran parte dei comportamenti degli italiani in generale. Lo spettacolo è ambientato nella stessa epoca della pellicola e il testo è il più possibile corrispondente alla sceneggiatura cinematografica, pur con garbate attualizzazioni, considerato che l’intreccio è ancora oggi di un’originalità e di una comicità che finora non hanno trovato pari nelle produzioni cinematografiche ambientate in questo territorio. Gran parte del compito di offrire al pubblico un momento di divertentissima ed originale teatralità è affidato agli attori, tutti veneti, capitanati da Natalino Balasso, che sapranno incarnare gli atteggiamenti, le abitudini e le piccole manie degli indimenticabili personaggi del film.

Piergiorgio Piccoli

È una cosa seria?

“È una cosa seria?” è un progetto di Giulio Graglia e Natalino Balasso, per la regia di Giulio Graglia, che raccoglie due atti unici di Luigi Pirandello, interpretati da Natalino Balasso, Angelo Tronca e Barbara Mazzi. I due atti unici sono “L’imbecille” e “Cecè”.

 

Intervista dalla rivista Famiglia Cristiana

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Natalino Balasso ( a destra) interpreta “E’ una cosa seria?”.
È una cosa seria? è il titolo dello spettacolo che inaugura il quinto Festival nazionale Luigi Pirandello. Si tratta, come recita il sottotitolo, di un omaggio al drammaturgo siciliano, premio Nobel per la Letteratura, ideato da Natalino Balasso e Giulio Graglia, anche regista, e interpretato da Balasso stesso

– Natalino Balasso, come nasce questo progetto?
«Da un’idea di Giulio Graglia, che poi mi ha coinvolto. Abbiamo riunito due atti unici di Pirandello che con un’ironia mai fine a sé stessa prendevano di mira alcuni vizi della sua epoca, che ci sono sembrati ancora attuali. L’imbecille è ambientato nella redazione di un giornale, in un mondo politico in cui sembrava lecito risolvere le questioni politiche anche a bastonate, fino all’eliminazione fisica dell’avversario. Un testo ironico ma anche noir, come un film francese degli anni Trenta».

– E l’altro atto unico del dittico?
«Il bel Cecè è ancora più attuale. Si parla di un intrallazzatore, di un faccendiere che procura favori agli imprenditori, contattando e corrompendo politici, e che a un certo punto chiede dei soldi a un imprenditore per via di una donna… direi che sembra scritto oggi».

– I suoi prossimi progetti?
«A novembre porterò in scena un mio monologo, L’idiota di Galilea: le vicende di Gesù e dei suoi apostoli viste con gli occhi di un loro contemporaneo d’animo semplice, un idiota appunto, a suo modo un puro. Da gennaio 2012 invece riprenderò I rusteghi di Goldoni, con la regia di Gabriele Vacis»

È una cosa seria?, dal 5 al 7 luglio, Teatro Gobetti, Torino; 8 luglio, O.G.R. Officine Grandi Riparazioni, Torino; 15 luglio, Villa Prever, Coazze

Ridere di noi giocando coi classici

Ridere di noi giocando coi classici
di Chiara Pavan (www.saltimbanco.it)

Natalino Balasso sosta perplesso davanti ad un’esile pianticella di ulivo, un’occhiata bruciante al compagno di avventura Andrea Pennacchi, un grido gutturale che sembra un’invocazione: entrambi aspettano Godot sotto un albero, come esige il copione, ed entrambi sbeffeggiano (affettuosamente) in dialetto il teatro dell’assurdo di Beckett coi suoi due vagabondi in attesa di qualcuno – Bepi Godò – che mai verrà. Il risultato, esilarante, si condensa in un “assurdo” duetto di voci, suoni e battute straniate in veneto che esalta i meccanismi della comicità più “fisica” ma nello stesso tempo ridicolizza più sottilmente quel teatro freddo e autoreferenziale – non a caso la compagnia che porta in scena la pièce si chiama “Tirarsela con Beckett” – che si allontana dalla realtà e allontana il pubblico.
E’ uno dei pezzi forti del nuovo “Fog Theatre”, lo spettacolo che l’artista polesano porta sul palco del Gran Geox di Padova ogni martedì, dal 26 ottobre al 28 dicembre, cambiando sempre copione, gag e comicità. Biglietto d’ingresso accessibile, 15 euro, 8 euro per chi ritorna a ridere con Beckett, Ibsen, Pinter, Shakespeare, Sofocle o Euripide riproposti e rivisitati nei modi più strani, in dialetto (“così otteniamo fondi dalla regione”) o declamati a voce alta e impostata, tra personaggi surreali che vanno e vengono, suggestivi intermezzi musicali – Veronica Marchi e Patrizia Laquidara – inediti sketch video, gag divertenti sui deliri di coppia, folli lezioni d’arte di quadri che prendono improvvisamente vita.
Balasso si muove abile tra i compagni d’avventura Andrea Pennacchi (foto a destra), Marta Meneghetti, Liyu Jin e Nicolò Todeschini giocando con se stesso e il suo alter ego immaginario, Diego Pilates, uomo volgarotto e di poca “sensibilità” artistica (“rappresenta tutti noi – aveva anticipato Balasso – attori e pubblico. Alla fine scopriremo di essere nella sua mente”) che irrompe in scena, spiazzando e scardinando i meccanismi teatrali più classici delle varie compagnie che “se la tirano” di volta in volta con i classici. Eccolo nei panni di Aiace impazzito che declama davanti ad una ancora più ululante Atena, eccolo goffo calciatore della domenica mentre invade “un sacro palco” shakespeariano chiedendo indicazioni stradali ad un tormentato Re Lear scambiato per arbitro. Eccolo prete sui generis che pontifica dal pulpito contro le ingiustizie della società e del mercato globale, oppure altezzoso divo da palcoscenico che si materializza in scena avvolto in una nuvola di fumo.

Lo spettacolo procede un po’ a salti, tra gag e full immersion in divertenti bignami di pièce classiche su cui sorridere. Dopo tutto, avvertiva l’attore presentando lo show, “il teatro è l’unica forma d’arte nella quale sia gli attori che gli spettatori devono essere vivi e contemporanei”. E il suo “Fog Theatre” vuole essere vivo e contemporaneo. Per ridere di noi, del nostro modo di vivere e sentire teatro, spettacolo, esistenza. Mai come ora legati da un unico, esile filo. Che va scoperto per riattivare emozioni e cervello. E di questi tempi fa sempre bene.