Salvini, Berlusconi e Meloni che firmano il manifesto Family Day è come Erdogan che firma la convenzione di Ginevra.
Ormai è quasi matematico, quelli che più insistono con un argomento sono quelli che meno ci hanno a che fare. Basta sentire quanto si riempiono la bocca con la parola “territorio” in Veneto, la regione con più fanghi e più cemento d’Italia. Basta sentir parlare i preti per immaginare le malefatte della Chiesa. Basta sentir parlare i rappresentanti della sinistra per immaginare una nazione di punizioni e privilegi.
Ora, se io fossi un cristiano, tutti questi, Pillon compreso, li manderei a calcinculo a meditare sulla pochezza del loro spirito.
Un vero cristiano, ma non credo siano tanti, direbbe che la Chiesa è più importante della famiglia. Anzi, a dirla tutta, Cristo della famiglia se n’è sempre sbattuto il cazzo, estendendo l’idea di fratellanza all’umanità intera e considerando puramente fortuito qulunque vincolo di sangue.
La famiglia di romana memoria altro non è che il gruppo degli schiavi, concetto che ora sembra tornare prepotentemente di moda, con le famiglie così ben dipinte dalla nostra pubblicità, circoli di schiavi dei mutui, delle rate dell’automobile, dei problemi quotidiani affrontati mai come comunità e sempre come piccoli circoli impotenti, che frignano tutto il santo giorno, pigolando dal loro nido, pretendendo attenzione senza dare mai attenzione a qualunque cosa abbia il senso di una Chiesa, insomma qualunque cosa sia, almeno un poco, comunitaria.
Una piccola maestra delle elementari un giorno ci fece prendere la matita e un foglio. Null’altro, poi ci disse: “adesso disegnate un cerchio”. Quando avevamo fatto guardò i disegni e disse: “Ecco, nessuno di voi ha disegnato un cerchio”. Avevamo capito cos’è la realtà.
Tutti provano a disegnare un cerchio, ma solo i bugiardi raccontano che ce l’hanno fatta. Poi ci sono quelli che raccontano del cerchio e invece vogliono il quadrato. Ma questa è un’altra storia.