Tutto esaurito per la commedia in scena stasera al teatro Civico. L’attore, nato come comico, si racconta e spiega la versione del collega Valerio Binasco

INTERVISTA
di Paola Della Giovanna (La Provincia Pavese * 30/10/2018)

TORTONA

Tutto esaurito per la commedia di Goldoni “Arlecchino servitore di due padroni” con Natalino Balasso e Michele Di Mauro che aprirà questa sera alle 21 la stagione di prosa del Teatro Civico di Tortona. La nuova produzione del Teatro Stabile di Torino arriva a Tortona dopo il debutto al Teatro Carignano di Torino con regia di Valerio Binasco. Sul palco insieme a Balasso e Di Mauro ci sono Fabrizio Contri, Marta Cortellazzo Wiel, Lucio De Francesco, Denis Fasolo, Elena Gigliotti, Gianmaria Martini, Elisabetta Mazzullo, Ivan Zerbinati. Lo spettacolo non è propriamente ispirato alla Commedia dell’arte, ma ha un sapore più moderno.

Balasso, com’è questo “Arlecchino”?

«Binasco ha voluto avvicinarsi alla commedia all’italiana degli anni Cinquanta, allontanandosi un po’ dalla messa in scena di Strehler che invece si ispirava al canovaccio della Commedia dell’Arte. Già Goldoni se ne era allontanato quando ha deciso di scrivere l’intero copione, ma Strehler l’ha riproposta ed è molto bella, sicuramente da andare a vedere. Binasco restituisce sul palco una maggiore verità nel racconto e più sentimento. Lo spettacolo si discosta dalla versione di Strehler anche perché le scene non sono dei pretesti per arrivare a un “numero” di Arlecchino (divertente mattatore), ma è uno spettacolo corale dove anche gli altri personaggi sono coprotagonisti, più intensi. I ruoli hanno più carattere sociale, sono meno maschere e più personaggi. La compagnia con cui lavoro è molto bella, composta da professionisti molto bravi e quindi per chi come me, nutre una grande curiosità per il proprio mestiere, c’è anche la possibilità di imparare ancora qualcosa, nonostante la mia veneranda età. Mi piace ogni tanto lavorare in compagnia».

Lei ha iniziato come comico nelle osterie, come è stato il passaggio alla tv e poi al teatro?

«E’ stato molto lento, perché non ho fatto scuole e ho dovuto imparare in più di 10 anni quello che andando a lezione si impara in due o tre. Ho iniziato in maniera molto empirica e piano piano, avvicinandomi anche alla commedia dell’arte con un istruttore che opera a Torino, Philipe Radice, mi sono accostato al teatro. Dopo la partecipazione a programmi tv mi è stata data la possibilità di accedere ai teatri con mie produzioni e ho portato farse e commedie anche scritte da me. Ho un rapporto speciale con Torino, soprattutto con i registi Gabiele Vacis e Valerio Binasco con i quali ho fatto cose molto belle».

Com’è lavorare con Valerio Binasco?

«Prima ancora di lavorare insieme, quando l’ho conosciuto nel corso di una cena, ho sentito un’affinità, una grande somiglianza anche nell’emotività, nel modo di intendere non solo questo mestiere ma anche la nostra vita di spiantati, di gente che è comunque sempre fuori sede, a volte anche col cervello. Ci siamo
riconosciuti. Lavorare con lui è una bella esperienza perché Binasco conosce molto bene il mestiere dell’attore e riesce a trasmetterti gli strumenti per affrontare questo lavoro non soltanto dal punto di vista tecnico ma anche da quello emotivo». —