Al Teatro Sociale. Tra dramma e risate Natalino Balasso e Marta Dalla Via hanno portato in scena “Delusionist”

di Clara C (La Provincia di Sondrio * 11/01/2019)

Disturbo di Pisolo? Sindrome degli occhi chiusi? Morbo di Morfeo? Anzi no: sonnopatia. Per combattere queste patologie ora c’è una pillola -“The illusionista”, ops volevamo dire “Delusionist”- che consente di stare svegli 24 ore su 24. Controindicazioni? Poco chiare nelle avvertenze, anche se pare possa esserci un’espulsione encefalo-anale impropria.

Rischio annientamento
Cioè: prendi la pillola, per espellere il cervello. Eh già. E’ proprio così: vuoi produrre di più, vuoi essere operativo 24 ore su 24, senza mai dormire come pretende -o sembra pretendere- oggi la società? Il rischio è quello di annientarti da te. Anche il teatro -quello che, da principio, viene dichiarato come “una cosa difficile”, come un luogo dove “quello che non si vede c’è e quello che si vede non è davvero”- lo denuncia usando la comica seriosità dello spettacolo “Delusionist” di Natalino Balasso e Marta Dalla Via, andato in scena mercoledì sera al Teatro Sociale di Sondrio.
Balasso lo conosciamo tutti, anche per la fama televisiva, Marta Dalla Via è la piacevole scoperta di un lavoro che vuole smuovere “la casetta dei pensieri”, come si dice all’inizio, per farci diventare, forse, più consapevoli.

Il farmaco
L’antefatto è questo: Vito Cosmaj inventa un farmaco che consente di restare sempre svegli ed, essendo la sua azienda farmaceutica in via di fallimento, testa il farmaco su se stesso e su Gioia Maina, la sua fida segretaria, ignorando che gli effetti collaterali potrebbero essere disastrosi.
Il piano è quello di lanciare il nuovo prodotto, ma le difficoltà non mancano: innanzitutto l’errore del nome -dovrebbe essere “The illusionista”, ma diventa “Delusionist”-, poi come farlo conoscere e riuscire a venderlo. Fra “naming”, “brainstorming”, e “story-telling”, che suonano come esterofilia senza senso, vengono organizzati (esilaranti) provini per la pubblicità.
La pièce alterna dramma e risata, riuscendo sicuramente meglio nel secondo livello -forse per il background di Balasso- come nella scena della parossistica dettatura di un numero telefonico che strappa scomposte risate al pubblico.

Lo spettacolo
Più macchinosa la struttura dello spettacolo che si articola in tre piani. Il primo: le cavie da laboratorio con tanto di collare elisabettiano che illustrano “il foglio di sala senza arte” e mostrano gli effetti della pillola; il secondo: quello di Cosmaj e Maina e della loro invenzione; il terzo: quello di Balasso e Dalla Via nei panni di loro stessi che, giocando di metateatro, si ribellano e provano a convincere gli spettatori che “sonno e veglia sono sacri” che “la disponibilità a orario continuato è un dramma”, insomma che è proprio il sogno, quello che facciamo di notte mentre dormiamo, a regalarci ancora una libertà che ci è tolta quando siamo svegli.

Il nuovo che avanza
In definitiva che dobbiamo essere in grado e abbastanza lucidi, per far fronte a “Il nuovo che avanza”, come dice il bel brano di Dino Funaretto che chiude lo spettacolo: “Voglio dormire ma non voglio dormire. Cerco un pensiero che mi dia l’ispirazione, per svegliarmi domani, per dormire ora”. Lo avevamo tutti capito?