di Andrea Pietrantoni (Sipario – 14/12/2017)

Stare svegli per una settimana 24 ore al giorno. È questa l’ultima frontiera da abbattere nella società capitalistica contemporanea in cui il sonno e il conseguente, quando possibile, dormire sono visti come una perdita di tempo. Vito Cosmaj, capo di un’azienda farmaceutica sull’orlo del fallimento, e la sua segretaria Marta Dalla Via si inventano la pillola “The Illusionist” capace di renderci superuomini. I due danno inizio a un’audizione alla ricerca delle persone giuste per pubblicizzare l’idea miracolosa. Il tutto procede spedito verso il successo. Ma gli effetti collaterali che hanno il sapore di un ripensamento frenano il progetto in corso obbligando i personaggi a fare i conti con la realtà e con se stessi.
Natalino Balasso e Marta Dalla Via scrivono un testo che, dietro a una comicità importante, svela le nostre debolezze e i nostri desideri. Le battute sono ad effetto. Forse non tutte, alcune delle quali appoggiate su luoghi comuni scontati, ci colpiscono. Ma nel complesso, l’aspetto comico e divertente dello spettacolo riesce a farci ridere e a sorridere di noi stessi. Balasso con il suo accento veneto dà vita a personaggi spassosi che sa “riempire” con una naturalezza recitativa disarmante. Marta Dalla Via ci offre una recitazione più costruita capace di interpretare diversi personaggi in poco tempo. È uno spettacolo che segue i binari della leggerezza, di pari passo con quelli della speranza legata al successo di “The illusionist”. Poi c’è una caduta. È la caduta della speranza. “The Illusionist” si rivela un fallimento possibile. È il momento di fare i conti con la realtà. Cambiano i registri drammaturgici e recitativi. Cade la quarta parete. Si alzano le luci di sala. È qui che gli attori iniziano a interpretare se stessi regalando al pubblico i loro sentimenti e i loro pensieri sul mondo. Sono monologhi di critica verso l’esistente (emozionante quello di Balasso contro Facebook) ma anche di elogio verso il Teatro visto come sogno che può superare la bruttezza del mondo. Come accennano i due protagonisti, è proprio il sogno, quello che facciamo di notte mentre dormiamo, a regalarci ancora una libertà che ci è tolta quando siamo svegli. “The Illusionist” diventa “Delusionist” e l’elogio di una produttività umana senza fine e senza soste lascia spazio all’elogio del riposo con i suoi effetti benefici.

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