“La Cativìssima” all’Odeon
di Simone Tonelli (Giornale di Brescia * 11/12/2015)

Natalino Balasso, portando sul palco un Nord-Est caricaturale e grottesco, riesce a parlarci di noi, della nostra italia, forse del mondo intero, raccontando un sistema di rapporti umani (disumani?) basati su forza, potere e soprattutto denaro.
La sua pièce “La Cativìssima”, in scena con il pieno di pubblico e applausi all’Odeon di Lumezzane lo scorso mercoledì, disegna abilmente un sistema di personaggi, di maschere (come nella commedia dell’arte), mille ruoli in cui si sanno calare gli attori (Francesca Botti, Marta Dalla Via, Andrea Pennacchi, Silvia Piovan, Stefano Scandaletti, in scena insieme con Balasso, qui anche regista e autore, ben si destreggiano tra 25 personaggi-tipi), ma tutti in questo caso rigorosamente negativi. Sartana-Balasso (come il pistolero degli western all’italiana), sobillato da una ruspante Lady Macbeth, non si farà scrupoli di scalare il potere a colpi di corruzione e omicidi, senza mollare mai (“Dovranno scrollarmi con la ruspa dalla poltrona!”).
Tolti l’esagerazione comica e il grilletto facile del politico-pistolero, in fondo, è facile l’amaro collegamento alla cronaca italiana.
Il rischio potrebbe essere l’eccesso di realismo popolare (parolacce comprese) e la mancanza di una catarsi in questa tragicommedia (Sartana casca in piedi: scamperà la prigione ricattando il giudice).
Ma è proprio nel passare la palla al pubblico che questo teatro si fa “civile”. Nella sostanza, non nei termini, volgari, terrigni come i personaggi, a loro modo saporosi, da fumetto, quasi simpatici.
Tra le “chicche” il paragone con gli animali o la serie di offese popolari reciproche : “Insemenito, mona e tordo” è il buon, si fa per dire, Sartana, per la sua degna consorte (“fémina decervelata”).