La Provincia di Lecco – 19 Novembre 2006
Strappa applausi la coppia Balasso-Artuso
di: Claudio Scaccabarozzi

Lecco. L’esordio di “Letteralmente Teatro”, la novità della programmazione del comune di Lecco di quest’anno, una proposta decisamente interessante che comprende spettacoli, dimostrazioni e incontri con attori e gente di teatro , a ingresso libero, è iniziata alla grande con un bellissimo spettacolo , “Libera nos”, suggestioni dall’opera letteraria di Luigi Meneghello, con testi di Antonia Spaliviero, Gabriele Vacis, Marco Paolini, in scena la singolare coppia formata da Natalino Balasso e Mirko Artuso, bravissimi.
Uno spettacolo che a distanza di quindici anni resta godibilissimo, fresco, divertente e commovente.Uno spettacolo vero, con personaggi che non si limitano a prendere a prestito la fisicità degli attori- Balasso piccolo e tarchiato, Artuso allampanato, che come assortimento non c’è già male-, restando comunque relegati in uno spazio distante e altro, ma che entrano in una reale comunicazione empatica con la platea, veri compagni di strada con i quali condividere ricordi ed esperienze.
Nato nel 1990 con Marco Paolini al posto dell’attore reso famoso dalla televisione di Zelig, “Libera nos” ci porta nella provincia veneta anni prima, sembrano secoli, che diventasse il Nord Est protagonista di tanti momenti della vita nazionale. Una provincia povera, minata dal tarlo dell’emigrazione, piagata dalle epidemie che si portano via i più deboli e i più piccoli, vista con lo sguardo dei bambini di allora, rivisitato non senza nostalgia dall’occhio di chi allora faceva parte di quella banda.
Il miracolo è che lo stesso spettacolo- regia di Gabriele Vacis, scene di Lucio Diana, scelte musicali di Roberto Tarasco- continua a sorprendere e divertire. Balasso non fa rimpiangere Paolini , ha una grande forza espressiva e interpretativa, Artuso non gli è da meno, insieme tengono benissimo una scena minimale, ma di grande effetto e mobilità , semplici teli che diventano schermi, che aprono e chiudono spazi.
Memorabili scambi dialettici , in una lingua madre viva, comprensibile e musicale, la religione ad uso e consumo di creature innocenti che della liturgia non comprendono nulla e la adattano al loro vissuto, il pallone, l’oratorio, le ragazzee e le prime esperienze sessuali, la cofessione degli atti impuri, tutto diventa gioco fino a quando l’età dell’innocenza finisce e cominciano le responsabilità: il matrimonio, il lavoro, l’isolamento, la follia. La provincia vitale degli inizi è capace poi di opprimere. Ma quello dello spaccato dell’innocenza iniziale ha valore universale, è il mondo delle infinite possibilità, del sogno a portata di mano. E’ la ragione della miracolosa tenuta di “Libera nos”.b