di Simona Spaventa ( La Repubblica * 24 dicembre 2017)

Nel profondo Nordest, Vito Cosmaj è a capo di una piccola impresa farmaceutica travolta dalla crisi. Per risollevarsi, inventa una pasticca miracolosa, antidoto contro il maggior male della società capitalistica: il sonno, sinonimo oltraggioso di mancanza di produttività. Chi la assume, non dorme per settimane, “h24”. Peccato che l’inglese stentato del titolare porti a un errore tragico nel fondamentale packaging: sulle scatole, invece del corretto The Illusionist, viene stampigliato il nome Delusionist. Il refuso dà il titolo al nuovo, smagliante spettacolo di Natalino Balasso e Marta Dalla Via, bizzarra commedia nera che si scompone tra introduzioni da fool shakespeariani che svelano il meccanismo teatrale e uno svolgimento più tradizionale, che porta avanti la sgangherata trama in cui si cerca una strategia vincente per pubblicizzare un prodotto che, per il “naming” sbagliato”, è già perdente in partenza. Un bizzarro, cinico, intelligente divertissement a metà tra la lezione, puntuale e colta, di semiotica e marketing (con tanto di insegne luminose che sottolineano i concetti chiave, da brainstorming a storytelling) e la catena irresistibile di gag (impagabili i tipi esaminati ai provini per la campagna pubblicitaria) in un calderone dove finiscono i massimi guru della comunicazione, da Slavoj Zizek a Mark Zuckerberg, da Umberto Eco a Marshall McLuhan.