In alcune civiltà antiche c’era un’usanza religiosa, forse nata in Mesopotamia. In ogni caso, quando non sapete che origine dare ad un’usanza, dite che è cominciata in Mesopotamia, il più delle volte funziona. Quando si terminava di costruire la statua di un dio, si procedeva ad una cerimonia che si chiamava “apertura della bocca”. Era una consacrazione per dire che quella, da quel momento, non era più una statua, era un dio. Io non so come funzionassero gli oracoli o queste robe qua, forse qualcuno si metteva dentro la statua e parlava, non lo so. Ma c’era in quella cerimonia un pensiero importante: il dio ci consiglia che fare nell’oscurità della vita, ma sono gli uomini a dargli la parola.

Nei vescovi che tuonano ordini allo stato italiano che, sempre prono al divino, obbedisce poco laicamente, c’è un nuovo modo d’intendere il sacro: quando io parlo è dio che parla, adorare le statue è una superstizione pagana, è me che dovete adorare, per questo la mia croce è d’oro.