Recensioni di Liberanos

La Stampa 21 Ottobre 2005
Torna dopo 15 anni Liberanos ed è ancora una festa di teatro
di Osvaldo Guerrieri

“Libera Nos è stato uno degli spettacoli più felici di Gabriele Vacis. Apparve quindici anni fa. Dalla roccaforte del Garibaldi di Settimo, Vacis offriva uno spettacolo sull’infanzia intriso di poesia, di umorismo, di dolcezze. Alla base c’era il bel libro di Luigi Meneghello “Libera Nos a Malo”, nel quale Vacis, Antonia Spaliviero e Marco Paolini affondarono le mani traendone succhi di teatralità vibrante. Quindici anni dopo, “Libera Nos” ritrova la via della scena senza essersi nel frattempo impolverato. Lo spettacolo è prodotto adesso dal Teatro Stabile di Torino. Non ha più per protagonista Marco Paolini. Al suo posto è arrivato Natalino Balasso, che divide egregiamente la fatica con il bravo Mirko Artuso. Al Gobetti, dove lo spettacolo si rappresenta fino al 30, è una festa. Il nucleo poetico è costituito da Malo, il paese del Vicentino nel quale torna l’io narrante (ossia lo stesso Meneghello, che l’altra sera sedeva in platea) e rivive esperienze lontane, fa risorgere ombre, piogge, scenari assolati, corse sfibranti in bicicletta, torme di bambini impegnati a crescere, per i quali il parroco don Tarcisio è l’inquisitore più spietato, curiorissimo di “atimpuri” e di altri misteri biologici. Nella melodiosa parlata vicentina il racconto scivola verso un finale adulto e malinconico, che tuttavia non cancella l’eco dell’età tumultuosa nella quale ogni avvenimento (dalla sassaiola alla scopera del sesso) acquista un valore assoluto. Piccolotto, rotondetto, inesauribile e dotato di una affabilità contagiosa, Balasso è un magnifico picaro della memoria. Dentro un cubo di velo bianco, fluttuante e girevole (la stanza della memoria), utilizzando quando è il caso una bicicletta, o semplicemente adoperando se stesso come corpo scenico, dà vita all’epopea di Malo portando all’entusiasmo il folto pubblico.