Corriere della Sera 08/11/2010

Da Ionesco a Santoro
Balasso riscrive i classici
«Cantatrice calva» in dialetto («per ottenere i fondi della Regione») e da Shakespeare bussa un fattorino di Sda
di: Francesco Verni

PADOVA – La realtà di tutti i giorni si intrufola nel teatro. Natalino Balasso, attore e regista di Porto Tolle (Rovigo), ha prenotato il Gran Teatro Geox di Padova per dieci martedì. Dieci spettacoli del suo Fog Theatre che mutano di settimana in settimana (fino al 28 dicembre) e che indagano la modernità del teatro classico grazie alla contaminazione con la realtà, scintilla che fa scattare il «sacro fuoco» della risata. Sabato 6 novembre (la data di martedì era saltata per l’alluvione) il Gran Teatro è stato incendiato da quel fuoco. Si inizia con un monologo di Balasso che presenta il mondo di Diego Pilates, uomo comune e un po’ sfortunato in mezzo ai problemi di tutti i giorni, filo rosso che unisce tutti gli spettacoli. Diego Pilates sul palco è Natalino Balasso, ma anche Andrea Pennacchi e Nicolò Todeschini, e il «Fog Theatre» è lo specchio del subconscio del fantomatico protagonista. Durante lo spettacolo la compagnia balassiana, formata da Marta Meneghetti, Liyu Jin, Andrea Pennacchi, Nicolò Todeschini e due cantanti come Patrizia Laquidara (assente sabato) e Veronica Marchi, mette in scena tre brani di teatro classico, inframmezzati da sketch, che nello scontro con la realtà riscoprono l’elemento comico.

La tragedia dell’«Elettra» di Sofocle riesce a far ridere nei tentativi maldestri di Balasso-Egisto che, provando ad uscire di scena coperto da un telo, ne combina di tutti i colori. Risate a non finire per la versione in veneto della «Cantatrice calva» di Ionesco (in dialetto per ottenere i fondi della Regione) e con «Misura per misura» di William Shakespeare in cui un Balasso fattorino di Sda alla ricerca di un fantomatico geometra viene coinvolto nelle vicenda teatrale. Nel mezzo di uno spettacolo coinvolgente, appassionante e divertentissimo, ci sono i Cine Fog, sketch proiettati sul grande schermo, le canzoni di Veronica Marchi (sempre funzionali al testo teatrale) e la esilarante predica di Don Balasso che prima aggiorna i peccati («non usare le moto d’acqua») e poi rivisita la vicenda di Anania e Saffira narrata negli Atti degli Apostoli. Uno spettacolo da vedere e rivedere in cui non c’è spazio per la satira, ma l’attualità vi fa capolino spesso. Un esempio, azzeccato, su tutti: Balasso-Pilates parla dell’alluvione «non lo sa nessuno… e Santoro continua a parlare di puttane!».