di Nicola Garofano (The Cloves magazine – 20/10/2024)
In scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 2 novembre, La Grande Magia di Eduardo De Filippo, regia di Gabriele Russo, offre una riflessione profonda e affascinante sulle percezioni e la realtà, toccando temi filosofici che hanno occupato la mente umana da secoli. Questo spettacolo, nato nel 1948 dalla penna di uno dei più grandi drammaturghi italiani, si confronta con l’illusione, la fiducia e il senso del sé in un mondo che rimane straordinariamente attuale.
Lo spettacolo inizia con le parole di Eduardo De Filippo tratte da una trasposizione televisiva de La Grande Magia del 1964, dove rivela quanto questa commedia gli stia a cuore e allo stesso tempo quanto dolore gli abbia causato. Eduardo vedeva in quest’opera un’opportunità per innovare il teatro con un nuovo linguaggio e una significativa rottura dai canoni tradizionali. Tuttavia, la sua audacia fu accolta con un coro di disapprovazione, con critiche che trovavano il testo troppo strampalato e distante dal suo stile consueto.
La commedia, caratterizzato da un assurdo che si sviluppa attraverso simbolismi, ruota attorno a due personaggi principali: Calogero di Spelta e Otto Marvuglia. Calogero rappresenta il borghese legato alle tradizioni e al conformismo, mentre Otto è un illusionista, un propagandista dell’illusione. Eduardo terrà a sottolineare quanto la favola e le tipizzazioni dei personaggi che la animano siano fondamentali per il simbolismo perseguito.
Il cuore della storia risiede nella scatola consegnata da Otto a Calogero, una scatola in cui quest’ultimo ha riposto la sua fede. Calogero, con la sua fede chiusa nella scatola, si ritira dal mondo, rimanendo solo e chiuso in casa, rifiutando di guardarsi intorno. Eduardo vede in questo isolamento di Calogero una metafora potente della chiusura mentale e del rifiuto di confrontarsi con la realtà circostante.
La messa in scena di Gabriele Russo non delude, portando in vita una produzione sofisticata e intellettualmente stimolante che bilancia perfettamente commedia e dramma.
Ambientato in un hotel sul mare, lo spettacolo inizia tra inciuci e pettegolezzi divertenti, un preludio leggero che nasconde le complesse dinamiche che seguiranno. L’occhio di bue drammaturgia si stringerà sempre di più sulla figura di Calogero Di Spelta (Natalino Balasso), un uomo meschino e geloso, sua moglie Marta (Alice Spisa) e l’amante di lei, Mariano D’Albino (Gennaro Di Biase). La trama prende una svolta quando il mago Otto Marvuglia (Michele Di Mauro), un truffatore di basso rango, mette in scena uno spettacolo durante il quale fa sparire Marta, pagato dallo spavaldo velista Mariano per assicurarsi 15 minuti di privacy con Marta, introducendo un giuoco di illusione e realtà. Gli amanti, però, non terranno fede all’accordo fatto col mago e scapperanno alla volta di Venezia.
E’ in questo snodo che Marvuglia, costretto a rimediare a questa inaspettata sparizione, darà vita all’inganno degli inganni che sarà in grado, magicamente appunto, di far durare addirittura anni: far credere a Calogero che Marta sia intrappolata in una scatola e che riapparirà solo se avrà fede.
Prende così vita, sotto lo sguardo amaramente divertito dello spettatore, una potente metafora delle illusioni mentali e delle prigioni emotive che tutti, a nostro modo, costruiamo per noi stessi. La regia di Russo sfrutta abilmente questo tema, creando un’atmosfera in cui il confine tra finzione e realtà è continuamente distrutto e ricostruito, superato e recuperato. Il monologo finale di Calogero, interpretato con grande maestria da Natalino Balasso, ha catturato l’essenza della commedia amara di De Filippo, dove emerge un profondo conflitto interiore e una riflessione sulla natura a volte effimera della realtà e su quella più spesso ingombrante dell’illusione. Calogero, rimasto solo si guarda nello specchietto della scatola, osservando i suoi capelli grigi, segno del tempo che passa e del gioco che continua, il giuoco come metafora della vita stessa, piena di illusioni e percezioni soggettive che ci fanno sperimentare la vecchiaia, le rughe, la morte. Tuttavia, per Calogero, questa finzione è anche una vita di fuga dalla realtà insopportabile del suo matrimonio fallito e della sua solitudine. Il protagonista esplora la possibilità di vivere molto più a lungo dei settant’anni convenzionali, immaginando una società in cui la politica e le promesse sarebbero completamente diverse se gli esseri umani potessero vivere centinaia di anni. Questo pensiero lo porta a considerare il gioco della vita come una serie di trucchi e illusioni, in cui la percezione è tutto.
La riflessione di Calogero sul gioco culmina con l’immagine del canarino morto nella gabbietta a trucco, una potente metafora della fragilità della vita e della distruttività delle illusioni. La conclusione di Calogero è una dichiarazione di fede: se aprirà la scatola con fede, ritroverà sua moglie e il sé stesso giovane, con i capelli neri. Questo gesto simbolico rappresenta un tentativo di recuperare la speranza e la vitalità perdute, ma anche un’ammissione di quanto sia difficile credere veramente in questa illusione.
La scenografia di Roberto Crea, le luci di Pasquale Mari insieme ai costumi di Giuseppe Avallone creano un mondo scarno ma visivamente accattivante che accentua le apparenze superficiali e le musiche e il progetto sonoro di Antonio Della Ragione aggiungono un ulteriore strato di fascino al contesto marittimo.
La performance di Michele Di Mauro nel ruolo di Otto è splendida: le sue parole sono pronunciate con una teatralità che maschere la disperazione del personaggio. Natalino Balasso (Calogero), ha messo in luce le sue fragilità, le sue illusioni e la sua disperata ricerca di significato, offrendo una trasformazione convincente dall’arroganza alla disillusione, con una recitazione che cattura la tragica comicità del suo viaggio interiore.
La produzione di Gabriele Russo riesce a mantenere intatta la profondità del testo di De Filippo, offrendo al pubblico uno spettacolo che non è solo lievemente ma anche intellettualmente stimolante. Le illusioni di Otto, la gelosia di Calogero e le dinamiche interpersonali creano un mosaico affascinante che invita a riflettere sulla natura della realtà e sulle nostre percezioni.
La Grande Magia al Teatro Bellini è un successo indiscusso, un equilibrio perfetto tra intrattenimento e riflessione filosofica, che lascia il pubblico con una sensazione di meraviglia e una serie di domande su ciò che consideriamo reale. Una rappresentazione imperdibile per chiunque ami il teatro che sa far pensare, emozionare e divertire.
LA GRANDE MAGIA
di Eduardo De Filippo
regia Gabriele Russo
con
Natalino Balasso nel ruolo di Calogero Di Spelta
Michele Di Mauro nel ruolo di Otto Marvuglia
e con in o/a
Veronica D’Elia – Amelia Recchia
Gennaio Di Biase – Mariano D’Albino e Brigadiere di P.S.
Christian di Domenico – Arturo Recchia e Gregorio Di Spelta
Maria Laila Fernandez – Signora Marino e Rosa Di Spelta
Alessio Piazza – Gervasio e Oreste Intrugli (genero Di Spelta)
Manuel Severino – Cameriere dell’albergo Metropole e Gennaro Fucecchia
Sabrina Scuccimarra – Zaira (moglie di Marvuglia)
Alice Spisa – Marta Di Spelta e Roberto Magliano
Anna Rita Vitolo – Signora Zampa e Matilde (madre Di Spelta)
scene Roberto Crea
luci Pasquale Mari
costumi Giuseppe Avallone
musiche e progetto sonoro Antonio Della Ragione
aiuto regia Salvatore Scotto D’Apollonia / direttore di scena Ivan De Paola / capo macchinista Angelo Pasquale /
capo elettricista Giuseppe Di Lorenzo / fonico Italo Buonsenso / sarta di scena Sandra Banco / sarta Anna Marino /
attrezzeria Lucia Imperato / assistente alla regia Martina Abate / assistente scenografo Michele Gigi /
costruzione scene Romascenotecnica / trasporti M.F. Futura s.r.l. / direttore di allestimento Salvatore Palladino / comunicazione
e promozione a cura di O.fficine C.reative B.ellini / fotografa di scena Flavia Tartaglia / ufficio stampa Katia Porta / ufficio
produzione Noemi Ranaulo, Giuseppe Maisto / direzione operativa Emanuele Basso / direzione esecutiva programmazione
teatro – organizzazione tournée Patrizia Natale.
Direzione generale Roberta Russo
Direzione artistica Gabriele Russo
Presidente Daniele Russo
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Biondo Palermo, Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale