Lunedì e ieri è andato in scena al LAC con lo spettacolo “La Cativissima” tra farsa, parodia e teatro dell’assurdo

di Marisa Marzelli (Corriere del Ticino * 25/11/2015)

Cetto La Qualunque ha ora un corrispettivo in quel Nord-Est che da miracolo dell’Italia che lavora e che produce oggi è additato come covo di malcostume italico. Il Cetto del Nord-Est si chiama Toni Sartana (come il “vilain” di vecchi spaghetti-western) e le sue imprese sono scritte, interpretate e dirette da Natalino Balasso.
La cativissima (Epopea di Toni Sartana) era lunedì e ieri al LAC, nel cartellone in abbonamento di LuganoInScena. Primo atto di un’annunciata trilogia sul personaggio. Toni Sartana è un antieroe amorale, cinico, ignorante, volgare, intrigante e con tutte le negatività possibili. Da sindaco di paese, usando metodi che arrivano all’omicidio, diventa “assessore ai schei” dell’immaginaria Regione Serenissima e anela a incamerare altre regioni.
Farsa, commedia nera, teatro dell’assurdo, parodia, met-teatro, cabarettate, entrate e uscite di scena da vaudeville, ogni modulo espressivo è buon per proporre una critica sociale ormai appiattita sulle cronache del malaffare politico. Se è vero che ormai non c’è più nulla di nuovo da raccontare, Toni Sartana è un Mackie Messer made in Padania. Ma il lavoro, che procede per accumulo, pesca narrativamente da fonti di sparate, adattandole alla tela di fondo di un provincialismo veneto bigotto, arrogante, leganordista con ascendenze fascisteggianti.
Premesso che, venendo al “messaggio”, per fustigare il qualunquismo sarebbe meglio non cadere nel qualunquismo, ne La cativissima troviamo tracce della commedia dell’arte (che Balasso ha frequentato a lungo), di Shakespeare (Toni Sartana è un piccolissimo Macbeth, accompagnato dal suo fantasma, per non parlare della spietata consorte) e di certa cattiveria della commedia all’italiana classica.
La messa in scena regge bene, con squallidi container e casse a fare da scenografia spostavile e cinque versatili attori di spalla al protagonista, impegnati ognuno in più ruoli e travestimenti. Al termine dello spettacolo di lunedì, tra gli applausi, Balasso li ha presentati uno per uno, valorizzandoli e dimostrandosi un buon capocomico alla vecchia maniera. E’ questo contrasto a far riflettere: un modo di lavorare da teatro di tradizione e un prodotto al passo con gli stilemi della post-modernità. E se sino a qualche anno fa il successo teatrale dei comici dipendeva molto dalle loro presenze televisive, Balasso è già passato a YouTube.