Il Giornale di Brescia – 08 Maggio 2008
Balasso, poesia d’un pescatore di sogni
Applausi al Teatro Odeon per “La tosa e lo storione”, spettacolo divertente ma anche malinconico

di Simone Tonelli

Natalino Balasso: voce pacata, mani in tasca, stivali verdi di gomma. E una lanterna per pescare in mezzo alla nebbia. Messa sopra una prua di barca che spunta fuori dall’acqua. Per vedere in mezzo ai sogni , e alla vita.
Tra Ciceruacchio, Garibaldi, la pesca e la prima metà del ‘900 sul delta del Po, si finisce per parlare di oggi, della vita e della morte, di coraggio e vigliaccheria. Di santi e briganti, barche e telefonini, fra risate e malinconia.
“La tosa e lo storione” è tutto questo, e chiude fra gli applausi, scroscianti e meritati, al teatro Odeon di Lumezzane martedì sera. Ma Balasso non era quel comico che diceva stupidaggini in tv con una voce stridula e l’accento veneto? L’accento veneto non l’ha perso, e neanche le stupidaggini, per fortuna. Ma insieme al sale delle risate, alla voce che “grugnisce” ruvida nei personaggi più rozzi e popolari o lancia acuti nasali nei guizzi dell’accento del Polesine, c’è il racconto più pacato, c’è la poesia che esce fuori ancora più nitida, risalta, nel tumulto comico del mondo raccontato dall’attore.
In un universo di pesci che “fanno sempre la stessa faccia, qualsiasi cosa succeda”, è difficile orientrasi, e la nebbia (fumo bianco sul palco) certo non aiuta. Balasso ci dà qualche freccia, appende la lanterna e racconta. Ci sono santi che sembrano mendicanti, vivi che parlano di morti e morti sepolti da 50 anni che ci parlano come fossero vivi. Oggi siamo nell’avida epoca del “pesce siluro”, che mangia tutti gli altri pesci e “quando non ci sono più pesci lui mangia topi, rane, nutrie, ruote, rubinetti…Una volta un pesce siluro ha tirato in mare un pescatore. Una volta, in un pesce siluro, hanno trovato una targa di Rovigo”. Un tempo invece era l’epoca dello storione (e bisognava sognarlo per poterlo prendere!), come la roulette per i poveri, se lo pescavi eri a posto per tutto l’anno. Parte la chitarra acustica, morbida, tira il filo della poesia. Poi il silenzio, ritorna dai meandri del fiume una tosa, una ragazza travestita da uomo, e un fatto di sangue di tanti anni fa.
Come uscire, dall’ombra dei ricordi, da una tomba di rimorsi? Basterebbe aver fatto, in questo “grande campo da hockey” che è la vita, almeno “una bella piroetta”. Anche se gli uomini sono sempre stati “carogne”, anche se sembra tutto “normale”, anche se non lo è. Balasso autore-attore e regista regala un affresco di vita cangiante di figure e colori, tratteggiato di belle luci, con passaggi musicali azzeccatissimi e un lavoro ad intarsio, dove alla fine tutto, dopo un’ora e mezza, senza mai strafare, quadra.
Con sorpresa tragica finale e passaggio del testimone agli spettatori.