di Massimo Bertoldi (Alto Adige * 11/05/2019)


BOLZANO. “La bancarotta” di Vitaliano Trevisan -titolo dell’ultima produzione stagione del Teatro Stabile in scena al Teatro Comunale di Bolzano fino al 26 maggio cui seguirà la tournée provinciale- è un’intrigante rielaborazione dell’omonima commedia giovanile di Carlo Goldoni. Rappresentata al Teatro San Samuele di Venezia durante il carnevale del 1741, mantiene la struttura del canovaccio della Commedia dell’Arte con la sola parte del protagonista interamente scritta per delineare il suo “carattere” secondo i principi della nascente riforma goldoniana. Nello specifico si tratta del mercante Pantalone, “uno di quelli che rovinano se medesimi e tradiscono la propria famiglia, e i corrispondenti e gli amici, con piena malizia e fraudolenta condotta”. E gli stessi attributi morali e comportamentali sono mantenuti nella rielaborazione di Trevisan che trasferisce l’intreccio narrativo nella nostra contemporaneità attraverso una serie di interventi drammaturgici molto incisivi: semplifica il testo e lo filtra nel linguaggio odierno; cancella alcuni personaggi secondari e li sostituisce con altri funzionali al progetto come la losca figura di Don Marzio che ricorda l’omonimo e torbido personaggio della goldoniana “Bottega del caffè”, due sarti e Rosetta, madre della cantatrice Clarice innamorata dell’ex tossico amletico Leandro che si danna l’anima per cercare di riassestare i disastri del padre Pantalone al quale Trevisan riserva un finale drammatico, ascrivibile alla cronaca nera d’oggi piuttosto che alla morale conciliante cara a Goldoni. Si sentirà lo sparo risolutore di una pistola. Gli altri protagonisti derivano dai ruoli fissi della Commedia dell’Arte e sono adeguati agli stereotipi sociali nostri contemporanei. Da queste indicazioni testuali la regia di Serena Sinigaglia, efficace e costruttiva, impagina uno spettacolo di raffinata e geometrica precisione. Il cocainomane Pantalone di Natalino Balasso, interpretato con passione e spessore artistico, manifesta il suo “carattere” dissoluto e fallito espresso da un repertorio verbale e gestuale lucidamente tratteggiato nelle sue sfumature umane che sprigionano una comicità amara e ricca di spunti drammatici. E’ un animale ferito da chi lo circonda, a partire dal Conte assunto con maestria da Fulvio Falzarano con i suoi tratti sprezzanti e le battute taglienti. A dilapidare il patrimonio di Pantalone concorre la nuova moglie, una donna dell’Est affidata alla brava Marta Dalla Via che affronta con disinvoltura anche l’avvocato divorzista affidato a Massimo Verdastro. Manifestano sogni e frustrazioni i giovani (Leandro di Denis Fasolo, Truffaldino di Raffaele Musella, Brighella di Giuseppe Aceto, Clarice di Celeste Gugliandola figlia della spacciatrice Rosetta di Carla Manzon). Un mondo comico e di grottesca follia.