La Stampa – 23 Aprile 2008
Vacis e Balasso viaggiatori liquidi
di Osvaldo Guerrieri

Il teatro di narrazione è sempre lì a far da sentinella. Ma c’è un piglio nuovo nei Viaggiatori di pianura con cui Gabriele Vacis, dopo Synagosyty, impianta un importante tassello nel cartellone del Teatro Regionale Alessandrino di cui è direttore. È il piglio di una drammaturgia che non si accontenta di raccontare una o più storie e di queste si nutre, ma cerca il dinamismo dell’intersezione, la frammentazione del discorso e del tempo teatrale capace di creare ritmo e al tempo stesso attesa. E così questo spettacolo, che Vacis ha scritto con Natalino Balasso, porta in scena tre storie d’acqua, tre avventure di scampati che per caso s’incontrano durante un viaggio in treno.
C’è Regina, una donna della Bassa andata sposa proprio nel giorno del 1951 in cui il Po allagò il Polesine; c’è Cedric Lafontaine, un musicista blues figlio di emigrati veneti in America, sorpreso a New Orleans dal tornado Katrina e salvatosi grazie al contrabbasso utilizzato come zattera; c’è infine un animatore di villaggio turistico sposatosi nel 2004 in una delle isole di Sumatra, quando lo tsunami spazzò via villaggi e vite, compresa quella della sua giovane moglie.
Ecco: intorno a queste tre storie si enuclea un racconto teatrale collocato nella “scenofonia” di Roberto Tarasco: poltrone da treno superveloce e uno schermo che può fungere da finestrino oltre il quale scorrono le immagini di una terra piatta e verde, oppure visioni di vario genere, anche storiche, anche cinematografiche in un bianco e nero antico e struggente. Il viaggio dà modo al terzetto e a una enigmatica ragazza dai lineamenti orientali di ricordare la propria avventura d’acqua con toni che sempre più s’avvicinano a quelli dell’epopea.
Regina è Laura Curino. Col suo tailleurino, il turbantino, gli orecchini, Regina evoca un mondo scomparso: le nozze, le amiche, il letto smontato per uno scherzo di grana grossa, il mulo Mario capace di occhiate più eloquenti di un discorso e in grado perfino di ballare. Con questa umanità bizzarra riprendono vita l’onda di piena, l’acqua che invade le case, il terrore, l’arrivo dei soccorritori, il viaggio avventuroso fino a Padova senza sapere dove sia finito il marito. Anche l’avventura di Lafontaine-Balasso non è da meno: New Orleans, il concerto, il fiume d’acqua, i soccorsi che qui invece non arrivano, i neri su cui è lecito esercitare ogni forma di menefreghismo, i neri su cui si può anche sparare. Ed è un nero il suo compagno di salvezza, l’uomo che con lui s’aggrappa al contrabbasso.
Curino e Balasso sono certamente i dominatori della serata. Lei è ormai maestra nell’estrarre toni soavi anche dalle situazioni più drammatiche. Lui è ammirevole per la recitazione muscolare e tutta di slancio. Ha il portamento, l’abito, gli occhiali di John Belushi nei Blues Brothers. Ha anche la sua stessa impudenza, ma corretta da una massiccia dose d’umanità terragna…

serata molto bella e accolta con meritati applausi.