Il Giornale di Vicenza – 30 luglio 2007

Il Polesine, New Orleans e lo tsunami: le memorie di tre Viaggiatori di pianura nel confronto fra Curino, Balasso e Vacis
di Lino Zonin

Operaestate. Lo spettacolo da Oliero all’Astra di Bassano.
L’acqua ha assunto la sua forma più dispettosa –quella della pioggia- per rivendicare il ruolo di protagonista in Viaggiatori di pianura, il reading di Gabriele Vacis programmato da Opera Estate alle grotte di Oliero. Lo ha fatto scatenando un feroce acquazzone alle nove di sera, giusto in tempo per annaffiare il palcoscenico allestito all’aperto e costringere gli spettatori ad un immediato dietro front per raggiungere il teatro Astra di Bassano. Al riparo dell’acqua, i tre attori in scena –oltre allo stesso Vacis, Laura Curino e Natalino Balasso – hanno potuto finalmente sviluppare il loro racconto su altrettante catastrofi provocate dall’indispensbile ma a volte crudele elemento.
Sul palco, niente scene e niente costumi: davanti ai lettori-attori solo un leggio con i fogli di un brogliaccio che, se ne varrà la pena, diventerà il copione di un allestimento più completo. Una sorta di sondaggio per capire nello stesso scompartimento di un treno, che raccontano le drammatiche esperienze vissute durante le alluvioni in Polesine, a New Orleans e in Thailandia.
In realtà, nonostante la forma minimalista, la recita ha una sua struttura ben precisa e gli attori, anche se restano fermi, riescono a dare un grande dinamismo al loro racconto. Merito di un testo carico di suggestioni e di richiami sapientemente calibrati tra il patetico e l’ironico, e di una recitazione che , in perfetto stile Vacis, non è mai piatta e didascalica ma si sviluppa in un incalzare continuo, aggiunge ritmo al ritmo, si ferma un attimo per rifiatare e poi riparte ancora più gagliarda. Francamente l’impressione è che lo spettacolo sia stato studiato proprio in questa forma e che una sovrastruttura scenica non possa aggiungere granchè ad una rappresentazione che, così com’è, è pressochè perfetta.
Si diceva degli attori, ognuno diverso dall’altro ma assolutamente complementari. Laura Curino spalanca i suoi occhioni ingenui e tira fuori la cadenza lenta di chi è nato nella pianura Padana per manifestare lo stupore di Regina, ragazza polesana spostatasi il 18 novembre del 1951, proprio il giorno in cui il Po ha rotto gli indugi e gli argini, allagando ogni cosa.
Natalino Balasso è invece Cedric Lafontaine, veneto di terza generazione e scatenato chitarrista in un complesso blues di New Orleans. L’uragano Katrina lo sorprende durante un concerto e a salvarlo sono le doti di galleggiamento del contrabbasso a cui lui e il collega strumentista si aggrappano.
Gabriele Vacis è l’animatore di un villaggio turistico di Pi Pi Iland, nell’oceano Indiano. Anche lui, per sposarsi, ha scelto la data sbagliata, il giorno di Natale del 2004, la vigilia dello spaventoso tsunami che ha sconvolto quella parte del mondo. Vicende terribili, dalle quali chi è riuscito a sopravvivere ha ricavato una nuova consapevolezza della nostra precarietà di umani ed ha trovato la forza per continuare a vivere, nel ricordo di chi l’acqua si è portato via. Perché, come dice uno dei tre protagonisti: ‘Inferno e paradiso sono vicini di casa’.
I tre attori in scena hanno forme espressive diverse che si fondono efficamente per rendere avvincente il racconto. Vacis ha spiegato prima della recita che lui è lì in prestito e che si sta cercando un vero attore al quale assegnare la parte. Magari sarà davvero così, vedremo. Di sicuro un attore bravo come lui faranno fatica a trovarlo. Al termine della recita –tanto per restare in tema- un diluvio di applausi.