L’autore e attore polesano ritorna al teatro di Ferrara con Natalino Balasso fa Ruzante: uno spettacolo che intreccia comicità e polemica
Cultura e Spettacolo – Rovigo.news – 26 marzo 2023
FERRARA – Tre recite per Balasso fa Ruzante (Amori disperati in tempo di guerre) di e con Natalino Balasso con Andrea Collavino e Marta Cortellazzo Wiel che hanno rapito e divertito il pubblico del Teatro Comunale di Ferrara all’interno della Stagione di Prosa 2022/23 (foto di Marco Caselli Nirmal / Fondazione Teatro Comunale di Ferrara).
L’opera è un classico che non muore mai: Natalino Balasso racconta l’oggi attraverso le storie antiche del Beolco italianizzando un testo veneto del ‘500 oggi incomprensibile. Il pavano di Ruzzante è duro, teutonico, non comprensibile. Balasso ha messo qua e là delle parole pavane, ma “cancaro rimane cancaro”.
Lo spettacolo Balasso fa Ruzante (Amori disperati in tempo di guerre), con la regia di Marta Dalla Via, è andato in scena al Teatro Comunale di Ferrara venerdì 24 e sabato 25 marzo alle ore 20.30, e domenica 26 alle ore 16.
Dopo più di dieci anni, Natalino Balasso ha fatto tappa al Teatro Comunale di Ferrara, dove l’attore era stato nel 2012 con Aspettando Godot di Beckett, per la regia di Jurij Ferrini. Questa volta, artefice della scrittura e dell’interpretazione di Balasso fa Ruzante, dà vita a uno spettacolo che intreccia comicità e polemica, creando fra le due, una sinergia cui l’autore ha spesso abituato il pubblico.
In questa drammaturgia, Balasso evoca alcune delle opere di Angelo Beolco, attore e commediografo padovano del Rinascimento, famoso per aver dato vita al personaggio di Ruzante, un contadino padovano ruspante, famelico e poltrone. L’universo ruzantiano – una vera e propria eccezione nella letteratura rinascimentale – è popolato da villani rudi ed elementari e improntato da un’esaltazione semiseria dell’energia grezza degli istinti. La forza delle sue commedie nasce dalla comicità vitale e allo stesso tempo amara che le pervade e dal dirompente realismo espressivo. Nel lavoro di Balasso, le sue opere sono riviste e riadattate in chiave moderna grazie aun neo-dialetto che unisce il fiorentino ad espressioni venete, senza però snaturare senso e suono dell’opera nativa.
La trama vede protagonisti tre personaggi: Ruzante, uomo dal carattere furbo e al contempo credulone (interpretato da Natalino Balasso), Gnua (Marta Cortellazzo Wiel) e Menato (Andrea Collavino) i quali attraversano tre mondi, quindi tre fasi differenti. “Quello dell’eros campestre – ha spiegato lo stesso Balasso – che racconta amori crudeli, un erotismo fatto di carnalità e di possesso, quello drammatico delle guerre, della scoperta dell’altro, e infine quello cinico della quotidianità cittadina, quando al ritorno dai combattimenti Ruzante arriva a Venezia, città di mercanti, tutto un altro mondo”.
Già nel 2001 Marco Paolini gli consigliò di realizzare l’opera. “A distanza di vent’anni… eccomi qui – racconta l’autore e attore polesano –. Ho voluto che il linguaggio fosse il fiorentino per dare l’idea di una lingua antica, e l’ho intessuto di venetismi che ho filtrato attraverso il diario di Antonio Pigafetta, navigatore vicentino contemporaneo al Ruzante che scriveva utilizzando un linguaggio simile”.
“Credo che Angelo Beolco, primo interprete di Ruzante – dice la regista Marta Dalla Via – con il suo alter ego e le sue opere volesse dimostrare che un altro modo di fare arte/cultura era possibile e provava a fare azioni sceniche anti sistema anche quando era accolto da quel sistema.” In questo credo che la vicinanza con la poetica e la visione di Natalino Balasso sia evidente“. Le scene sono ideate da Roberto Di Fresco, i costumi da Sonia Marianni e il disegno luci è affidato a Luca dé Martini di Valle Aperta.