Di Flavia Crisanti
(nonsolocinema)
Luglio 2009

Al Teatro Romano di Verona la commedia shakespeariana tradotta in veneto raccoglie caldi consensi di pubblico con un cast quasi esclusivamente femminile e Natalino Balasso nel ruolo di Petruccio
La bisbetica domata di Shakespeare in lingua veneta potrebbe sembrare una scelta dettata dalla voglia di rendere più realistico un testo che si ambienta, nella redazione più nota, a Padova. Invece, nell’intento di Piermario Vescovo – traduttore dall’inglese e regista dello spettacolo insieme a Paolo Valerio – non c’era alcun riferimento orientato verso un parametro di aderenza al soggetto shakesperiano, ma, in modo più complesso, si tratta di un’operazione prettamente teatrale, un gioco con uno tra i testi più noti del drammaturgo inglese.
La scelta del dialetto, infatti, realizza un doppio effetto che da un lato potenzia il comico con battute concretamente espressionistiche e dall’altro si presta alla dimensione onirica che caratterizza la commedia stessa. Il dialetto, possedendo quell’anima famigliare, può diventare uno strumento semplice, di affabulazione, di incantesimo che proietta nella dimensione del sogno, del gioco teatrale, dell’allontanamento dalla realtà.
E se ci si discosta dall’evidente e dall’ovvio, si può trasformare un testo quasi esclusivamente maschile in una commedia al femminile, in cui l’unico uomo – Natalino Balasso – è l’ubriaco a cui si tiene una beffa, ma anche il ‘domatore’ della Bisbetica, Stefania Felicioli.
Nove donne in scena, che tramano l’inganno e danno l’avvio alla messa in scena della commedia, allo scherzo in cui gli stereotipi del genere femminile si incarnano in Cate – la donna insopportabile che nessuno potrà mai sposare – e Bianca – la creatura angelica, che, in realtà, tale non è. Cambi di abiti, travestimenti, la realtà messa continuamente in discussione caratterizzano questo godibile spettacolo, condotto all’insegna dell’interpretazione giocosa e intellettuale, con ritmo e brio.
Stefania Felicioli e Natalino Balasso conducono con vigore e sicurezza uno spettacolo che convince grazie al perfetto gioco di squadra con le altre attrici che passano dagli abiti femminili a quelli maschili, da ruoli di giovani a quelli di vecchi senza perdere brio.
La scena viene costruita ‘in diretta’ da Gek Tessaro che illustra la commedia come se si trattasse di un racconto per i bambini, esaltando così la dimensione onirica della messa in scena.
Ma il vero protagonista è il testo in dialetto che da solo assicura il successo di questa Bisbetica domata che oscilla tra “vertigine teatrale e allucinazione comica”.