Prime teatro Perfetti i tempi comici degli interpreti

Spettacolo esilarante a Roccabianca

di Valeria Ottolenghi (Gazzetta di Parma – 14 febbraio 2023)

Alla fine il cuore di Balasso -sua la drammaturgia, protagonista in scena, il nome anche nel titolo- sembra rivelarsi più gentile di quello dell’autore Ruzante di cui prende il ruolo. Nella seconda parte dello spettacolo – tratta con notevole fedeltà dal “Parlamento”, con Ruzante giunto a Venezia reduce di guerra irriconoscibile, “pallido, marcio, affumicato” – la Gnua sembra inizialmente restare coerente con il suo personaggio: ha trovato chi la fa stare bene, non vuole certo tornare con uno così malridotto. Nell’opera originaria la sua ultima battuta, mentre lo tiene a distanza “disgraziato, buono a niente, furfante”, e quindi si allontana, è con l’invito ad andare ad ammazzare i pidocchi che ha addosso. Tutto in dialetto naturalmente: con brutale realismo. Perchè si mangia ogni giorno.
Ma nella scena finale di “Balasso fa Ruzante (amori disperati in tempo di guerre)”, visto nella bella stagione di Roccabianca, forse, forse le avrebbe potuto cambiare idea, incantata dai suoi versi, insieme primitivi e tenerissimi, “corpo gioioso, mani dai mille bucati, culo dalle chiappe danzanti…”. Ruzante e la Gnua si fronteggiano: lei lascia cadere la borsa da viaggio, forte l’attrazione, si avverte la voglia del bacio…buio! Lunghissimi applausi.
Efficace, coinvolgente, l’affiatamento tra gli interpreti in scena, Natalino Balasso, Andrea Collavino e Marta Cortellazzo Wiel: tutto scorre veloce, moltissime le occasioni per ridere, perfetti i tempi comici, una briosità di battute e trovate che evocano insieme Ruzante e la Commedia dell’Arte con lazzi ben inseriti nell’originale struttura narrativa.
Perchè compare Menato -anche lui con i suoi tormentoni, per Celestina che l’aveva abbandonato per il pastore slavo- voleva riprendersi la Gnua a cui promette “di farla ricca”: questo l’avvio. Ma lei è troppo felice con Ruzante: lavorano con allegria il loro campo, fanno all’amore sempre volentieri, ridono, scherzano, stanno sempre bene insieme. Ma Menato è determinato e, nell’apparente amicizia, dopo il vano tentativo di farsi Jago, insinuare la gelosia, fa in modo che perdano il terreno, con Ruzante costretto a cercare fortuna in guerra…
Una bellissima, intelligente e colta ricomposizione/creazione di testi, una drammaturgia raffinata anche per la ricerca sulla lingua, modi veneti con inserti misti, tutto d’immediata comprensione, nello stesso tempo carica di una comicità scurrile, licenziosa, di assoluto divertimento, il piacere della pura teatralità anche nella scenografia, con una porta mobile, una mucca composta di pochi elementi (ma grandi mammelle!), la gondola (solo un frammento naturalmente) fatta scivolare su un monopattino. “Il favore de li potenti è la moneta del mondo”: Menato, che sa leggere e ha le idee chiare, condurrà con sé la Gnua in città, a Venezia. Così vestiti meglio incontreranno Ruzante tornato dalla guerra…
Esilaranti alcuni frammenti dialogici sugli ebrei (il santo prepuzio!), il movimento dei corpi celesti, i proverbi inventati sul momento, gli zingari, le svariate forme di gelosia e fedeltà…Una bellissima serata, una gioia anche aver incontrato nuovamente l’amato Ruzante.