Sogno e immaginazione

Di Carmelo Alberti (Drammaturgia.it) Procedendo dalle varianti che esistono tra Una bisbetica domata e La bisbetica domata, vale a dire tra lo schematismo di un lavoro giovanile e l’efficacia del capolavoro successivo, Piermario Vescovo definisce una rappresentazione che utilizza, anzitutto, il dialetto veneto; inoltre, recupera dalla prima edizione che, invece …

Il giardino dei ciliegi

Un universo umano vittima del tempo che fugge, dei rimpianti, della nostalgia, dell’incapacità di agire: Elena Bucci, Fausto Russo Alesi, Natalino Balasso e Giovanni Anzaldo insieme per la prima volta diretti da Valter Malosti nell’ultimo lavoro teatrale di Čechov. Testo fondamentale del Novecento, ultima delle opere teatrali di Čechov, Il …

Smith & Wesson

Testo di Alessandro Baricco
Regia di Gabriele Vacis
Scenofonia-stile, suoni & luci di Roberto Tarasco
Produzione: Teatro Stabile del Veneto/Teatro Stabile di Torino
con: Natalino Balasso, Fausto Russo Alesi, Camilla Nigro, Mariella Fabbris

E’ raro che io metta in scena testi teatrali.
Di solito li scrivo con gli attori, i testi.
Di solito, più che scritti, sono trascritti. Cioè: parlo con gli attori, che di solito sono anche autori, o, come dicevo un tempo, autori della loro presenza in scena. Poi improvvisiamo, costruiamo situazioni per l’azione e così nascono gli spettacoli.
Cioè: di solito lavoro per “composizione” più che per “mettere in scena” testi.
I testi teatrali mi sembrano sempre “troppo scritti”.
Ho “usato”, per i miei spettacoli, testi di Shakespeare, di Goldoni, di Moliére… Ma sempre come pre-testo. Come materiale per il lavoro di composizione.
C’è una sola eccezione. Un testo l’ho messo in scena: Novecento, di Alessandro Baricco. Ma è un’eccezione in tutti i sensi. Baricco ha scritto quel testo perché lo mettessi in scena io, con Eugenio Allegri.
E la stessa cosa è accaduta per Smith & Wesson. Baricco è venuto a vedere “Rusteghi, i nemici della civiltà”, spettacolo che avevo tratto da Goldoni, e gli è venuta voglia di scrivere uno spettacolo.
Baricco ha visto molti dei miei spettacoli, conosce il mio lavoro, come io conosco il suo. Negli ultimi vent’anni abbiamo condiviso molte esperienze, sul palcoscenico come nella scuola Holden. Così si realizza uno scambio ideale che mi permette di “usare” quello che scrive come se fosse il frutto di una composizione. Infatti, l’ho detto: Baricco non ha scritto un testo, ha scritto uno spettacolo.
La scrittura di Baricco contiene l’azione. Quello che si deve fare è estrarla. Considerando una cosa che a me piace molto: Baricco non ha paura dei sentimenti. Però se ne vergogna sempre un po’. E’ una cosa che io capisco molto bene. Siamo tutti e due di Torino. Quindi gli attori devono trovare un equilibrio tra l’ironia e la verità del dramma: molto difficile. Ci vogliono attori particolari, come Allegri per Novecento.
Credo che Baricco abbia letto questa sensibilità nella presenza di Balasso, quando lo ha visto nei Rusteghi. Balasso sarà Smith.
Bisognava trovare Wesson. E questo mi ha dato l’opportunità di regolare un conto aperto con Fausto Russo Alesi. Fausto è stato mio allievo alla Paolo Grassi. Lo conosco da quando aveva diciotto anni e si è presentato alle audizioni della scuola. Mi è subito piaciuto quel ragazzino che arrivava a Milano dalla Sicilia con una energia smisurata. Così nel corso della scuola quella forza l’abbiamo misurata e giorno per giorno la vedevo sempre più controllata e consapevole. Però dopo la scuola non avevo più avuto occasione di lavorare con Fausto.
Eccoci qua: per me in uno spettacolo devono incrociarsi percorsi, memorie e sentimenti.
Non so ancora bene come farà l’attrice che interpreterà Rachel a “comprendere” questo mondo di vecchi amici. E’ un personaggio complesso Rachel. E’ il motore dell’azione. Smith e Wesson, se non ci fosse Rachel sarebbero Vladimiro ed Estragone. Due simpatici farabutti, cinici, un po’ meschini ed inconcludenti. Rachel, per Smith e Wesson è Godot. Infatti lei arriva…
E poi c’è la signora Higgins. Lei è il “deus ex machina”. E’ presente dalla seconda battuta ed è continuamente evocata. E anche lei, a differenza di Godot, alla fine appare. Al momento confesso che non so ancora come sarà la signora Higgins… Baricco ha disseminato il testo di trabocchetti per il regista… O meglio, di sfide. Me lo immagino, mentre scriveva, e pensava: voglio proprio vedere come farà a risolvere questa… Tipo i due che dialogano sulla cascata o tutto il teatro che deve diventare la botte in cui si butta Rachel. Dev’essersi divertito parecchio… La signora Higgins è uno di questi scherzi: appare con un monologo formidabile, ma fa solo quello. Insomma, non so ancora con certezza come sarà questa signora Higgins… Una proiezione?… La giovane interprete di Rachel, che di venta la signora?… Boh! (come ripete spesso Smith). Forse l’unica è affidarsi ad una vecchia amica. Una signora che abbia condiviso con noi un bel po’ di strada…

Gabriele Vacis

Balasso super

INCONTROSCENA / “Un risultato eccellente”
Al Lirico il comico veneto ha fatto il tutto esaurito. Consensi unanimi.

(Libertà * 19/02/2016)

Lo scorso 12 febbraio si è tenuto il secondo attesissimo appuntamento di Incontroscena, al Teatro Lirico di Magenta – rassegna di drammaturgia contemporanea organizzata da Teatro dei Navigli e realizzata con il contributo di Comune di Magenta, di Regione Lombardia, di MIBACT e di Fondazione Ticino Olona- riscuotendo un notevole successo sia di pubblico che di critica e registrando il SOLD OUT con uno spettacolo d’eccezione, Stand Up Balasso! di e con il noto omonimo comico. Il famoso mattatore ha intrattenuto per 2 ore 456 spettatori in una vera e propria odissea, con una singolare capacità di suscitare riso e divertimento dalle cose più semplici, ben lontani da sterili volgarismi. Una comicità sana e diretta, apprezzatissima dal gremito Teatro Lirico. Un risultato eccellente e un successo da record per gli organizzatori di Teatro dei Navigli, la cui mirata programmazione teatrale al Lirico di Magenta sta riscuotendo risultati davvero notevoli replica dopo replica. Tanti gli spettatori che -nonostante il Sold Out fosse stato già annunciato tramite molteplici canali di comunicazione – si sono palesati in biglietteria sperando di poter entrare per qualche rinuncia ‘last minute’. Per le numerose persone che non sono riuscite ad assistere al graditissimo spettacolo, non ci resta che sperare nella programmazione di un nuovo spettacolo di Balasso!
La produzione Teatria, ha portato in scena il meglio di 10 anni di Balasso in un monologo tutto da ridere, accompagnato solo da un microfono vintage e un occhio di bue. La sua comicità ha fatto il resto. Natalino Balasso – viaggiando tra giochi di parole, arricchiti da comiche espressioni venete dialettali – ha abilmente spaziato dall’Odissea al tema dell’amore, dalla guerra di Troia al museo della Mummia di Bolzano, dagli ‘studi’ sui sumeri alla discesa nel Delta del Po di San Pietro e Gesù Cristo. Un vero e proprio tsunami di comicità che ha sapientemente travolto il pubblico con virtuosismi tecnici e con la contemporanea leggerezza di una comicità spontanea. Uno spettacolo unico, che -seppure con la leggerezza di un sorriso- non rimane fine a se stesso, ma lascia al suo pubblico un segno. Applausi lunghi e scroscianti per Balasso, che ha saputo davvero conquistare e incantare il Teatro Lirico di Magenta al completo.

Incontroscena al Lirico di Magenta: Natalino Balasso ci fa naufragare in un mare di risate

di Alessandra Branca (Assesempione.info * 15/02/2016)

Magenta

Due ore fitte fitte e non-stop di “stand up” Balasso: che goduria! e che sganasso! la ruspante comicità di Natalino Balasso fa rovesciare dalle sedie gli oltre 500 spettatori del teatro Lirico di Magenta. Posti esauriti da settimane, al botteghino del teatro molti avventori in cerca di qualche posto dell’ultimo minuto per assistere allo spettacolo dell’attore esploso alla popolarità con il cabaret dello Zelig ma che vanta una nutrita e policrome carriera di attore ed autore.
Con la scusa di doverci raccontare l’Odissea, Natalino Balasso ci fa naufragare in un mare di risate, estraendo storielle e gags dalle più alte fonti della nostra cultura di formazione base (ed identità culturale): da Omero al Vangelo passando per il Polesine. Uno stand up a base antropologica e classica, quello di Balasso che gioca con personaggi e vocaboli, nuove parabole popolari ed aneddoti di vita quotidiana a casa propria. Una vera e propria pièce comica imbastita su un testo solo apparentemente svagato ma che ha una sua scansione ben dosata.
L’autore scorrazza nel tempo e nello spazio prendendo spunto dalle due bibbie della nostra cultura all’anno zero e con incursioni in episodi variegati che ci portano alla mummia di Bolzano, uomo che visse 5000 anni fa, come ai suoi nonni od ai vicini di casa con la figlia di ritorno dallo Sri Lanka. Testo e sovratesto, Balasso usa con sapienza e mestiere l’arte della comicità attingendo agli strumenti che ne han sempre fatta la grandezza (alla faccia degli snobismi): dai giochi di parole ad incastro, all’utilizzo di ripetizioni, ritorni, pause, divagazioni, registri differenziati di linguaggio. Il tutto veicolato da un’interpretazione ruspante e dal tocco di Delta del Po che rimane certamente l’impregnante più vivo della sua recitazione. Si capisce che il Natalino non è affatto un comico da cabaret della grossa; senza -grazie! – perdersi in inutili eventuali intellettualismi e sempre attingendo a materiale alla portata di tutti (appunto, le basi della formazione scolastica obbligatoria o del costume religioso dell’infanzia), Balasso sciorina le sue storie ironiche ed affettuose con fare irresistibile, sommando risata su risata e gestendo ad arte l’effetto sul pubblico. L’arte comica di Natalino Balasso è tutt’altro che improvvisata, e si sente.
Complice una sua multiforme curiosità di uomo e autore, il testo che propone non risulta mai banale (e di certo mai sbragato, come si usa in tv); comprensibile da chiunque, e per questo ancor più apprezzabile, la complessità risiede nella sua costruzione, la quale non grava mai sul pubblico (cavallo di Troia?); un’idea (“ideona!”) semplice complessa semmai la costruzione. Il segreto della comicità. L’impianto regge a tutte le incursioni fuori e dentro il presunto racconto principale (il movimento è quasi imitazione di quello di Ulisse nel Mar Egeo, non casualmente proprio il pretesto narrativo della piéce), disseminando risate ad ogni battuta ad ogni passaggio. Vent’anni e più di esperienza ci sono e si sentono. L’arte di fare lo spettacolo dal vivo, testandolo sul pubblico e correggendo e modificando (l’andamento del fiume, magari il Po?) a seconda della risposta del pubblico. La comicità non si improvvisa ed è arte tra le più ardue. Al termine dello spettacolo, dopo aver fatto rovesciare la gente dalle poltrone dal ridere, è lo stesso Natalino a ricordare, tra il serio ed il faceto all’interrogante Luca Cairati, direttore artistico di Incontroscena – Teatro dei Navigli: “Il teatro è l’unica arte fatta da autori vivi davanti a persone vive!” (una battuta che nasconde una lezione di estetica, attenzione!). Infatti. e allora evviva il teatro! quello comico fatto bene, di più!