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La Grande Magia, di Eduardo De Filippo – regia Gabriele Russo
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La Grande Magia, di Eduardo De Filippo – regia Gabriele Russo

La Grande Magia
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“La grande magia” come un grande sogno
“La grande magia” liberata da pirandellismi ed eduardismi
La Grande Magia

di Francesco Gaudiosi (Il Corriere del Teatro – 19/10/2024)

Al Teatro Bellini di Napoli dal 15 ottobre al 2 novembre

Debutta in prima nazionale al Teatro Bellini di Napoli uno dei testi più controversi e complessi dell’eredità drammaturgica eduardiana, La grande magia (produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Biondo Palermo, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale).

A dirigere l’allestimento è Gabriele Russo, con una nuova regia teatrale a tre anni di distanza dalla sua ultima (e riuscitissima) regia del Don Juan in Soho di Marber. Questa volta si cambia completamente registro e ci si confronta con un autore che non è solo uno dei più grandi rappresentanti della letteratura italiana del ‘900 ma che, in ragione delle sue origini partenopee e della copiosa drammaturgia che si è susseguita negli anni, rappresenta per ogni artista napoletano una sfida di notevoli dimensioni. Stiamo parlando, come è facile immaginare, di Eduardo De Filippo. È la prima volta che Russo si confronta con un testo di Eduardo, scegliendo una delle sue opere più cupe, scritta nell’immediato dopoguerra allorquando Eduardo ravvisava la necessità di mettere in scena un genere di drammaturgia in grado di dialogare con il grande teatro mitteleuropeo, capace di far fronte a quel senso di vuoto e di solitudine tanto percepito dal punto di vista sociale e, conseguentemente, riflesso nelle diverse arti di metà ‘900.

La grande magia è, quindi, testo che affonda le sue radici nella dimensione napoletana, non solo come evidentemente dimostrato dalle battute dei diversi personaggi in scena, ma anche in ragione di quella sorta di continuum artistico e temporale che Eduardo individua in Otto Marvuglia, illusionista squattrinato e mago della cialtroneria che tanto fa eco al Sik-Sik (l’artefice magico) dei primi anni di produzione teatrale di Eduardo. Dalla (finta) magia di Marvuglia, ne scaturisce però un gioco diverso. Siamo nell’hotel Metropol, dove soggiorna il Signor Calogero di Spelta e sua moglie, Marta. Moglie fedifraga, oggetto di una illusione già programmata tra il Mago e Mariano D’Albino, che con modi non troppo gentili intima il mago di far scomparire la sua amata, per permettere la loro fuga di amore con direzione Venezia. L’illusione, per chi vuole crederci, riesce ma la realtà porta ben presto il povero Calogero a tentare di comprendere dove sia finita la propria moglie. La scatola, che Marvuglia recupera tra i suoi attrezzi di scena cercando di convincere Di Spelta che la moglie vi sia rinchiusa all’interno, rappresenta l’artifizio scenico dell’intera rappresentazione. La grande magia è, infatti, un gioco di scatole e di specchi, via via più piccoli tra loro, che riflettono a loro volta delle immagini o delle percezioni solo apparentemente fittizie. Raccontare i singoli elementi che compongono questo testo comporterebbe, inevitabilmente, finire rinchiusi in una delle tante scatole che compongono i giuochi di Marvuglia, intrecciandosi con la vita sua e degli altri personaggi oggetto delle rispettive illusioni.

Se è dunque già una sfida, per Gabriele Russo, mettere in scena un testo di Eduardo, lo è ancora di più se ad essere protagonisti non vi sono attori napoletani. Natalino Balasso nel ruolo di Calogero Di Spelta e Michele Di Mauro nel ruolo di Otto Marvuglia superano brillantemente questa sfida, dal punto di vista sia dell’interpretazione che dello studio dei personaggi. La capacità, in questo caso, risiede nella evidente dicotomia che caratterizza il costante giuoco di Marvuglia e l’offuscamento tra la realtà e l’illusione di Calogero. Si riesce a conferire a questi due personaggi una connotazione al contempo ironica e drammatica, facendo coesistere in simbiosi i tanti elementi che Eduardo nella sua drammaturgia mette al servizio dei due protagonisti della storia. Elementi che vengono attentamente colti dai due interpreti, in grado di farsi apprezzare dallo spettatore attraverso una recitazione dettagliata e particolareggiata, fatta di pause, di tempi, di sguardi e di (apparenti) perplessità, che conferiscono mistero e fascino ai due personaggi. In scena ci sono poi Veronica D’Elia (Amelia Recchia), Gennaro Di Biase (Mariano D’Albino e Brigadiere di P.S.), Christian di Domenico (Arturo Recchia e Gregorio Di Spelta), Maria Laila Fernandez (Signora Marino e Rosa Di Spelta), Alessio Piazza (Gervasio e Oreste Intrugli), Sabrina Scuccimarra (Zaira), Manuel Severino (Cameriere dell’albergo Metropole e Gennaro Fucecchia), Alice Spisa  (Marta Di Spelta e Roberto Magliano) e Anna Rita Vitolo (Signora Zampa e Matilde). In questo caso,  l’intuizione di Russo risiede nell’affiancare interpreti partenopei ad altri con accenti più marcatamente nordici. Il risultato si riflette sull’intera rappresentazione, giacché l’albergo Metropol assume una connotazione evidentemente più nazionale, pur con una significativa componente partenopea che caratterizza il gruppo di clienti e di seguaci del mago Marvuglia. Tutti gli interpreti convincono lo spettatore, prendendosi alcuni di loro applausi a scena aperta assolutamente meritati.

Le scene di Roberto Crea e le luci di Pasquale Mari, insieme ai costumi di Giuseppe Avallone e le musiche di Antonio Della Ragione risultano poi il completamento perfetto di una macchina teatrale in cui si incastrano con lodevole sapienza le diverse maestranze sceniche. I giochi di luci e il velatino presente sul fondale permettono di creare una continua confusione, voluta ed evidentemente apprezzata da chi guarda lo spettacolo, tra la dimensione dell’albergo e la casa del mago, quasi a voler convincere chi assiste a La grande magia che forse ci si trova davvero dinanzi a una grande illusione; che il tempo, convenzione umana per eccellenza, si sia fermato nel momento in cui la signora Di Spelta si è offerta volontaria ad entrare in un sarcofago da cui poi non è più uscita.

La grande magia, nell’allestimento di Gabriele Russo è un viaggio nell’illusione e nella fede, sempre in bilico su quel sottilissimo filo che divide la realtà dalla finzione. Un cast straordinario ipoteca il successo artistico di questo spettacolo, in grado di fare luce su alcuni elementi di un testo già immensamente complesso, e di portare in scena elementi innovativi dal punto di vista registico e interpretativo, che danno senso e valore a questa apprezzata rappresentazione.

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