Balasso e “Le streghe di Bagdàd” al Sociale

di Carlo Cavriani (Il Resto del Carlino * ROVIGO 16/03/2017)

BALLASSO mette in mostra i nostri difetti. Sono risate amare quelle che alla fine restano dopo aver visto “Toni Sartana e le streghe di Bagdàd” che ha chiuso la stagione di prosa del Sociale. Tanti gli spettatori che sono accorsi a Rovigo per applaudire l’idolo di casa.
Risate amare quelle dell’attore di origini polesane, perché si ride di un’Italia, di un Veneto, di una Rovigo bigotta e provinciale, che ha paura dei diversi: “Se Bergamin mi scopre che ho sposato un trans mi prende a fucilate”, dice Sartana/Balasso, facendo riferimento al sindaco di Rovigo.
MA E’ SOLO un accenno alla nostra realtà, perché Balasso allarga l’orizzonte e punta il dito su un Paese che fa affari con la mafia, dove regna la corruzione, dove i preti frequentano i locali di lap dance, dove la gente è disposta a scendere a qualsiasi compromesso pur di raggiungere il potere e avere soldi.
GIA’ I SOLDI. Sono quelli a cui mira Sartana, un soldato di ventura, sempliciotto, proiettato per caso ai vertici di un’azienda leader nel settore della moda che fa i “jeans con lo strappo”. Un uomo che si fa travolgere dalla brama di un potere fine a se stesso, segnando così l’ascesa e la caduta di un “magnaschei” un po’ sfigato. Perché è vero che i soldi danno il potere, ma è un qualcosa di fragile. Anche se a volte si presenta tonico, muscoloso, è preda della sua vanità. Sotto la maschera del potere si intuisce infatti una sorta di intima debolezza.
BALASSO usa il crimine per raccontare l’Italia di oggi, ma lo fa cercando di strappare sempre una risata, per dire qualcosa di proprio. Lo spettacolo non è né con, né contro i propri personaggi, li vuole raccontare con passione e cattiveria. Le donne sono trattate a volte come spregiudicate calcolatrici, altre come ingenue prostitute. “Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, ma una grande donna sta dietro anche a un grande mona”, è una delle battute più riuscite dello spettacolo. Balasso mette in scena un’Italia che ne esce come un girone infernale di lussuriosi, barattieri, gente pronta anche a uccidere e a vendere il prossimo per una sveltina e qualche euro in più. Ma alla fine rappresenta limiti e pregi dell’italiano: velleitario, vanitoso, fanfarone, ma anche realista, un po’ vigliacco, autoironico.
TONI SARTANA e le streghe di Bagdad” ha avuto la forza di raccontare tutto ciò: ci ha ridicolizzato, ma volendoci bene. Alla fine, Sartana non lo disprezzi e questo è importante: oggi in Italia c’è troppo odio, aggressività, cattiveria. In Balasso c’è una dimensione laica, tollerante, che è il contrario del clima di esaltazione in cui viviamo.
QUESTA COMMEDIA è la seconda della trilogia “La Cativìssima”, prodotta dal Teatro Stabile del Veneto-Teatro Nazionale “Carlo Goldoni”. Balasso si circonda di bravi attori come Francesca Botti, Andrea Collavino, Marta Dalla Via, Denis Fasolo e Beatrice Niero. Il cast firma anche la regia collettiva. Che piaccia o no, con la sua carica barocca ed espressionista, con la sua aggressività savonaroliana, “Toni Sartana e le streghe di Bagdàd” è uno spettacolo da meditare.

TRILOGIA
La Cativissima, secondo atto

Se il primo capitolo de “La Cativìssima” guardava alla politica, il secondo sposta la sua lente deformante sull’economia grazie ad una drammaturgia originale, perfettamente autonoma e distinta dall’episodio precedente, che narra, da un diverso punto di vista, l’inarrestabile decadimento della società.