TEATRO NUOVO di MILANO
di (s.sp.) * (10/10/2014)

Due ore e mezzo senza intervallo, e non sentirle. Natalino Balasso è un affabulatore che procede tortuoso tra continue divagazioni e digressioni, eppure avvince con vis comica e intelligenza formidabili. Succede in Stand Up Balasso, monologo senza rete in cui fa il riassunto e il bilancio di dieci anni di teatro in cui ha raccontato miti e storie bibliche, che riprende con aggiunte e variazioni varie da Ercole in Polesine, La tosa e lo storione e L’idiota di Galilea. Solo in scena con una sedia rossa e un vecchio microfono a filo, disincantato fino al cinismo, il comico veneto distilla in un italiano che spesso attinge al dialetto vicende di furbi Ulissi e Ciclopi permalosi, mummie alpine e pistoleri da western, eroi di un’epica improbabile e tronfia che riconduce con humour infallibile e sguardo acuto alle meschinità del quotidiano. Una prova da applauso, che tocca vertici di assurdo in impennate linguistiche spericolate in bilico tra voli pindarici e scioglilingua impossibili. Bravo e generoso.