Il scritore ha visto un film in cui si racconta di un tizio che abita in un faro. Come tutti i grandi scritori, si è posto domande insospettabili e ha tracciato similitudini sorprendenti.

Stare in tel faro.

Stare in tel faro è una cosa afassinante e romantica per tuti, trane che per uno: quelo che sta in tel faro. Esso guarda il mare dal alto e più lo guarda più capiscie che è tuta acua. Esso deve guardare che funsiona tuto, se la luce non va non la ripara, se l’acua non score, esso non si sconpone, non fa gniente. Se qualcosa non va guarda l’agienda e chiama uno che viene con la machina fino al faro e ripara quelo che non va.

La roba più inportante per quelo che sta in tel faro è l’agienda del telefono.

Quelo che sta in tel faro ci era andato con la sua signiora, ma essa poi ga chiesto il divorsio per via che si anoiava, è per questo che quelo che sta in tel faro ci sta da solo.

La lucie del faro deve andare senpre, così le nave non si perdono. Quelo che sta in tel faro, quando che vede la nave, non si capiscie chi che si move e chi che sta fermo. Esso pensa che è come quando che sei in treno, esso pensa che il faro è come il treno, se si esclude le ruote, le rotaie, il vagone ristorante, i autisti del treno, il controlore dei billieti. E poi il treno è pieno di giente, in mentre che il faro è vuoto. Il treno è come un faro orizontale diviso in segmenti che saressero i vagoni, ma che adesso si chiamano “caròzze” come tanto tenpo fa, ma con le ruote.

Insoma, il faro e il treno non sono propio ungualissimi. Quelo che sta in tel faro non sa più che similitudine inventare per pasare il tenpo.

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