BALASSO FA RUZANTE
(Amori disperati in tempo di guerre)
di e con Natalino Balasso
e con Andrea Collavino e Marta Cortellazzo Wiel
Regia: Marta Dalla Via
Scene: Roberto Di Fresco
Costumi: Sonia Marianni
Luci: Luca dé Martini di Valle Aperta
Produzione: TSB
Questo titolo è un inganno! È Ruzante che fa Balasso!
Marta Dalla Via
In principio c’era il “ruzzare”. Ovvero il rincorrersi per giocare. Giocare/ recitare sopra radici teatrali e linguistiche senza inciampare. Balasso ci è riuscito intrecciando una compilation di testi tratti dall’opera di Beolco e re-inventando un gergo che ne mantenesse senso e suono. Una drammaturgia fatta di scelte lessicali che sono, in pieno stile Ruzantiano, scelte politiche e polemiche. Un neo dialetto obliquo, abbondante e spassoso che rende concrete tre figure toccanti: l’amico rivale Menato, Gnua donna sottoposta eppure dominante e lo stesso Ruzante. Un uomo contemporaneamente furbo e credulone pavido eppure capace di uccidere, un eroe comico dentro il quale scorre qualcosa di primitivo che lo rende immortale.
Credo che Angelo Beolco, con il suo alter ego e le sue opere volesse dimostrare che un altro modo di fare arte/cultura era possibile e provava a fare azioni sceniche anti sistema anche quando era accolto da quel sistema. In questo credo che la vicinanza con la poetica e la visione di Natalino Balasso sia evidente.
In questo mondo di villani dove la peste va e viene, tragico e comico sono fusi e conditi da desideri fisici inappagati e diritti non riconosciuti. Attraverso un profondo lavoro umoristico si cerca di demistificare la città, il potere, l’idea falsata di benessere alle quali questi villani hanno sacrificato tutto. Dove pensavamo di trovare un paesaggio confortante e bucolico troviamo crudeltà e oppressione. Così, cercando“l’allegrezza” siamo arrivati in cima all’albero della cuccagna per scoprire che i prosciutti e le altre vivande sono di plastica.
Non resta che permettere alla risata di diventare esperienza critica su di sé e l’altro da sé, nel presente.